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Sticker ArtForma di arte e comunicazione urbana che gravita attorno a tutti i possibili utilizzi creativi di semplice carta adesiva (sticker) e può essere riferita al campo dei graffiti e della street art. Gli sticker sono diventati molto comuni al panorama visuale di molte città del mondo grazie alla notevole forza comunicativa, basata sul principio della reiterazione, in rapporto a costi di produzione relativamente rilevanti, e con rischi estremamente ridotti da una rapidità di applicazione che non ha eguali nel mondo dell’arte urbana non autorizzata. Queste caratteristiche, che fanno dello sticker uno strumento di comunicazione ad altissima efficacia, sono ampiamente sfruttate in campo creativo da writer e street artist: con la funzione di forma alternativa e meno rischiosa di diffusione del nome per i primi, e come metodo di promozione del proprio logo artistico per i secondi. Il fine di brand promotion è condiviso, anche se con un distinto interesse di tipo commerciale, da attività professionali locali e grandi compagnie internazionali, che assieme a band musicali, marchi di street wear, partiti politici e qualunque altra iniziativa o messaggio da proporre all’attenzione pubblica, partecipano alla contesa dello spazio visuale di molti elementi ed aree del paesaggio stradale, spesso culminante con la saturazione visiva degli stessi.
Tecnica. Sono differenti le tipologie di carta adesiva utilizzate, alcune di queste possono essere molto resistenti ai tentativi di rimozione o all’esposizione agli agenti atmosferici esterni. Tra i supporti più comuni diffusi negli Stati Uniti vi è il modello Label 228 dei servizi postali, facilmente reperibile gratuitamente in grandi quantità, dove gli ampi spazi bianchi funzionali alla scrittura dei riferimenti per la spedizione postale vengono sfruttati creativamente per produzioni figurative che possono raggiungere un alto grado di elaborazione formale. Un altro tipo molto comune, in particolare nella sfera del writing, è il cosiddetto adesivo “Hello my name is”, il cui uso, pensato per personalizzare quaderni ed altri effetti, viene fatto proprio dai writer nell’azione di inesausta propagazione del proprio nome. La personalizzazione artistica dell’etichetta adesiva è un processo che può essere effettuato a mano, con bassi costi a fronte di tempi di produzione più lunghi, oppure attraverso processi di stampa in grado di creare sticker in grandi quantitativi ma con più alti margini di spesa dovuta ai materiali e alla lavorazione. I luoghi prediletti per l’applicazione degli adesivi sono tutti quegli elementi tipici del paesaggio urbano che più facilmente risaltano alla vista del passante, come semafori, porte e soprattutto cartelli stradali.
Storia e protagonisti. Le origini della s.a. vanno ricercate, prima ancora dell’apparizione delle prime etichette come alternativa ai graffiti con spray e marker attorno alla metà degli anni Ottanta, nel mondo della cultura skater e punk rock americana. In tale contesto si forma la figura di Shepard Fairey aka Obey, di cui è decisivo il contributo all’evoluzione della pratica dello sticker quale forma artistica indipendente dall’appartenenza a una band o a un partito politico; fondamentale è il risalto internazionale che provocano le sue campagne di stickering, a dimostrazione dell’efficacia mediatica del metodo. Nel 1989 Shepard Fairey avvia la prima campagna “Andrè The Giant Has Posse”, incentrata sulla diffusione massiccia di un’immagine che vince la sfida della riconoscibilità e provoca nell’opinione pubblica numerosi interrogativi circa il senso dell’operazione. Tra il 1991 e 1995 Cost e Revs, due writer newyorkesi, sfruttano con successo le potenzialità dello sticker usandolo come strumento di tag bombing basato su un lettering essenziale e diretto. Attorno ai medesimi anni la s.a. fa il suo approdo in Europa; durante questa fase, in molte città europee, la pratica della street art prende consistenza proprio attraverso l’immediatezza di adesivi e poster. Oggi lo sticker continua a rappresentare un codice espressivo molto utilizzato da artisti di tutto il mondo, anche se la galassia di adesivi di ogni specie che è possibile trovare in tutti gli ambienti urbani del globo ne svilisce, rispetto agli inizi, le proprietà più spiccatamente mediali. Le sue caratteristiche uniche di praticità e gratuità lo rendono un oggetto ambito da molti collezionisti e ne consentono un’attività di scambio e circolazione internazionale, elementi fondamentali che ne decretano il successo; emblematico, in questo senso, il caso di Obey, i cui sticker in pochi anni compaiono in luoghi mai visitati prima dall’artista. Su simili basi di condivisione è nato nel 2006 il progetto di “sticker combo” (accumulazione di più sticker su un unico oggetto) Stick My World, ideato con l’ausilio dei social dallo street artist romano Omino71, riunendo centinaia di adesivi inviati da artisti di tutto il mondo con la formazione di un vero e proprio network internazionale.
Tecnica. Sono differenti le tipologie di carta adesiva utilizzate, alcune di queste possono essere molto resistenti ai tentativi di rimozione o all’esposizione agli agenti atmosferici esterni. Tra i supporti più comuni diffusi negli Stati Uniti vi è il modello Label 228 dei servizi postali, facilmente reperibile gratuitamente in grandi quantità, dove gli ampi spazi bianchi funzionali alla scrittura dei riferimenti per la spedizione postale vengono sfruttati creativamente per produzioni figurative che possono raggiungere un alto grado di elaborazione formale. Un altro tipo molto comune, in particolare nella sfera del writing, è il cosiddetto adesivo “Hello my name is”, il cui uso, pensato per personalizzare quaderni ed altri effetti, viene fatto proprio dai writer nell’azione di inesausta propagazione del proprio nome. La personalizzazione artistica dell’etichetta adesiva è un processo che può essere effettuato a mano, con bassi costi a fronte di tempi di produzione più lunghi, oppure attraverso processi di stampa in grado di creare sticker in grandi quantitativi ma con più alti margini di spesa dovuta ai materiali e alla lavorazione. I luoghi prediletti per l’applicazione degli adesivi sono tutti quegli elementi tipici del paesaggio urbano che più facilmente risaltano alla vista del passante, come semafori, porte e soprattutto cartelli stradali.
Storia e protagonisti. Le origini della s.a. vanno ricercate, prima ancora dell’apparizione delle prime etichette come alternativa ai graffiti con spray e marker attorno alla metà degli anni Ottanta, nel mondo della cultura skater e punk rock americana. In tale contesto si forma la figura di Shepard Fairey aka Obey, di cui è decisivo il contributo all’evoluzione della pratica dello sticker quale forma artistica indipendente dall’appartenenza a una band o a un partito politico; fondamentale è il risalto internazionale che provocano le sue campagne di stickering, a dimostrazione dell’efficacia mediatica del metodo. Nel 1989 Shepard Fairey avvia la prima campagna “Andrè The Giant Has Posse”, incentrata sulla diffusione massiccia di un’immagine che vince la sfida della riconoscibilità e provoca nell’opinione pubblica numerosi interrogativi circa il senso dell’operazione. Tra il 1991 e 1995 Cost e Revs, due writer newyorkesi, sfruttano con successo le potenzialità dello sticker usandolo come strumento di tag bombing basato su un lettering essenziale e diretto. Attorno ai medesimi anni la s.a. fa il suo approdo in Europa; durante questa fase, in molte città europee, la pratica della street art prende consistenza proprio attraverso l’immediatezza di adesivi e poster. Oggi lo sticker continua a rappresentare un codice espressivo molto utilizzato da artisti di tutto il mondo, anche se la galassia di adesivi di ogni specie che è possibile trovare in tutti gli ambienti urbani del globo ne svilisce, rispetto agli inizi, le proprietà più spiccatamente mediali. Le sue caratteristiche uniche di praticità e gratuità lo rendono un oggetto ambito da molti collezionisti e ne consentono un’attività di scambio e circolazione internazionale, elementi fondamentali che ne decretano il successo; emblematico, in questo senso, il caso di Obey, i cui sticker in pochi anni compaiono in luoghi mai visitati prima dall’artista. Su simili basi di condivisione è nato nel 2006 il progetto di “sticker combo” (accumulazione di più sticker su un unico oggetto) Stick My World, ideato con l’ausilio dei social dallo street artist romano Omino71, riunendo centinaia di adesivi inviati da artisti di tutto il mondo con la formazione di un vero e proprio network internazionale.
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